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Materiale del substrato: Si(100) n/PH, 2300-4000 Ohm · cm, spessore 300 µm, ossidato con 6785 Å HTO.

Prepariamo n. 2 substrati (A e B) 10 × 10 mm ed applichiamo resist CSAR62 (SX AR-P 6200/2) a 4000 rpm (accelerazione 1000 rpm/s, durata 42 s).

Softbake a 150 °C per 3 min su hotplate.

Ogni substrato viene impressionato con EBL a 70 µC/cm², 20 kV, corrente 1.17 nA, step size 0.4 µm con la seguente geometria:

vdp

Sviluppo a temperatura ambiente (22 °C) con X AR-600-54/6 per 60 s, stop con AR-600-60 per 30 s, blow dry con N2.

Spessore resist sviluppato misurato con profilometro: 197 nm.

Campione A metallizzato in metallizzatore termico con 9.2 mg di Al (~ 230 A). Spessore evaporato misurato con profilometro: 64.2 nm.

Campione B metallizzato in metallizzatore termico con 26 mg di Al (~ 230 A). Spessore evaporato misurato con profilometro: 221.5 nm.

Il liftoff del resist avviene in due fasi:

  1. soak in remover AR 300-72 (NEP) a 80 °C per 5 min. Dopo questa fase il film di Al è ancora integro ed aderente al substrato, ma appare corrugato.
  2. bagno in ultrasuoni per 3 min (potenza 99%, temperatura 80 °C). In questa fase il film di Al viene effettivamente rimosso.

Resistenza superficiale misurata con probe station e Keithley 2400, probe tips in W, 10 mA. Campione A: 0.826 Ohm per square; campione B: 0.142 Ohm per square.

Trascurando l'ossidazione del film di Al evaporato, cioè assumendo che lo spessore misurato del film coincida con quello dello strato metallico, possiamo calcolare la resistività del materiale. Campione A: 5.34 µOhm · cm; campione B: 3.15 µOhm · cm. La discrepanza fra questi due valori indica che l'ipotesi non è corretta.

Assumendo invece che:

  1. un certo spessore del film evaporato si sia trasformato in ossido di Al, cioè che lo spessore misurato sia la somma di uno spessore di ossido (con resistività infinita) più uno spessore metallico (con resistività finita);
  2. lo spessore di ossido sia uguale per i campioni A e B;
  3. la finita resistività della parte metallica sia uguale per i campioni A e B.

Queste tre assunzioni sono compatibili con uno spessore di ossido di Al pari a 31.5 nm, quindi con spessori del film metallico pari a 32.7 nm e 190 nm, rispettivamente per i campioni A e B. Con questi spessori, la resistività del film risulta essere pari a 2.70 µOhm · cm, da confrontarsi con il valore di letteratura pari a 2.65 µOhm · cm.

Procedura per ion milling di Si(100) con cannone DC25s della Oxford Applied Research recentemente installato presso il laboratorio Materiali Avanzati. Il cannone è una sorgente Kaufman DC a due griglie, a catodo caldo, diametro nominale 25 mm, energia 0-200 eV. Il campione di test è Si(100) tipo n (Phosphorous), resistività 0.7 Ω·cm, mascherato con gocce di photoresist Shipley S1813 (no soft bake). La durata del processo di etching è 30 min, incidenza normale.
Test 1: target grounded
Condizioni di etching: flusso Ar #250 (5 sccm), pressione 7.6e-4 - 8.0e-4 mbar, beam energy 200 eV, extractor -500 V, beam current 4.0 mA (da tenere costante operando sulla cathode current), cathode current 1.87 A - 1.50 A (deve essere progressivamente calata per mantenere costante la beam current), discharge current ≈ 0.26 A, extractor current 0 mA, target current 0.9 - 1.0 mA. Dopo la rimozione del photoresist, la misura al profilometro P6 indica una rimozione di 387 Å, corrispondente ad una velocità di erosione pari a 1.3 nm/min.
Test 2: target polarizzato -400 V
Condizioni di etching: flusso Ar #250 (5 sccm), pressione 7.9e-4 mbar, beam energy 200 eV, extractor -500 V, beam current 4.0 mA (da tenere costante operando sulla cathode current), cathode current 1.35 A - 0.83 A (deve essere progressivamente calata per mantenere costante la beam current), discharge current 0.22 - 0.25 A, extractor current 0 mA, target current 2.5 - 1.8 mA. Dopo la rimozione del photoresist, che risulta più difficoltosa probabilmente a causa del maggiore riscaldamento del campione, la misura al profilometro P6 indica una rimozione di 924 Å, corrispondente ad una velocità di erosione pari a 3.1 nm/min.

La cella viene caratterizzata sotto illuminazione solare naturale mediante curva IV. Il risultato è mostrato nella seguente figura.

Curva IV della cella DSSC sotto illuminazione solare naturale.

Le condizioni di misura sono: luogo e ora di misura: Modena, Centro S3 ufficio Alessandro 3 piano, ore 17:20 locali, cielo sereno, cella posizionata normalmente rispetto alla radiazione solare incidente, finestra chiusa (presenza di una vetrata fra la cella e l'ambiente esterno). In queste condizioni di irraggiamento la cella genera una potenza massima di 1.1 mW (220 mV @ 5 mA). La tensione a vuoto risulta essere 430 mV, la corrente di cortocircuito di 8 mA. La superficie utile della cella è 12 × 12 mm = 1.44 cm2.

Per calcolare il rendimento della cella occorre stimare la potenza della radiazione solare incidente sulla cella. Utilizziamo solrad di Greg Pelletier con i seguenti parametri di input: latitudine 44.632, longitudine: 10.945, ground surface elevation: 30 m, time zone in hours relative to GMT/UTC: +1, DST: yes, start date to calculate solar position and radiation: June 22, 2012, start time: 5:00 AM, time step: 0.25 hours, number of days to calculate solar position and radiation: 1. Il software calcola, per l'orario al quale è stata effettuata la misura (17:20 ora locale) una radiazione diretta di 650 W/m2 ed una radiazione diffusa di 150 W/m2. La radiazione diretta proviene da azimut 270° (ovest) con un'elevazione sopra l'orizzonte di 35°. L'edificio di Fisica è orientato con gli infissi in direzione nordovest, per cui la radiazione diretta incide sul vetro della finestra con un angolo di 56° rispetto alla normale alla vetrata. La riflettività del vetro a 56° è circa del 15% per cui si può stimare che la radiazione diretta all'interno della vetrata e incidente sulla cella è ridotta a 550 W/m2. La radiazione complessiva incidente sulla cella (diretta + diffusa) è quindi di 700 W/m2, cioè 101 mW su 1.44 cm2 di superficie attiva della cella. L'incertezza di tale stima non è al momento quantificabile. Ciò detto, il rendimento risulta essere 1.1 %. Il filling factor (indipendente dalla stima della potenza incidente) risulta invece essere 32%.

Lo riempimento viene fatto mediante backfilling in vuoto: si mette l'elettrolita in un becker di dimensioni adatte a sostenere la cella in posizione verticale, con l'apertura per lo riempimento in basso, completamente sommersa dall'elettrolita (qualche mm di liquido è sufficiente). Si mette il becker nell'essiccatore e si fa il vuoto (qualche decina di Torr). Si riporta a pressione atmosferica e la cella risucchia l'elettrolita al suo interno. Si asciuga l'esterno della cella e si sigilla il foro di riempimento con colla epoxy a due componenti (Solaronix Amosil 4). La stessa colla viene anche spalmata alla giunzione fra i due vetri, come ulteriore sigillatura. Si fissano due fili elettrici sul lato conduttivo di ciascun vetro/elettrodo con pasta d'argento e scotch. La cella così assemblata e riempita di elettrolita si presenta così:

Cella DSSC assemblata e riempita con elettrolita.

Come da precedenti esperimenti (stacking su hoptplate a 160 °C 30" per le due saldature, poi forno a convezione a 100 °C, con paper clips). Conservazione cella vuota in attesa di riempimento in precamera di camera a guanti in atmosfera di N2.

L'elettrolita contiene 0.05 M di I2 (Sigma Aldrich 207772)+ 0.5 M di LiI (Sigma Aldrich 518018) in metoxypropionitrile (Sigma Aldrich 65290). Per 100 ml di soluzione si sciolgono 1.27 g di I2 e 6.69 g di LiI.

Estratto vetro con titania sintarizzata da camera a guanti. Immerso vetro in soluzione colorante in una bottiglia con collo largo a vite, subito richiusa e avvolta in carta stagnola. Inizio immersione ore 0.30. Fine immersione ore 11.00 (10h 30 min).

Tagliato n. 1 vetro FTO 50 × 50 × 2 mm (Solaronix TCO22-7) in quattro pezzi 25 × 25 × 2 mm usando speciale scriber. Lavati due pezzi in IPA e ultrasuoni per 5 min e conservati in IPA. Estratto un pezzo, asciugato con N2. Preparata maschera 12 × 12 mm in blue tape low tack (spessore 69 µm misurato con profilometro) e spalmata pasta in TiO2 preparata nel 2011. Firing a 450 °C per 20 min in forno. Questo vetro viene conservato in camera a guanti per successivo assemblaggio. Estratto da IPA secondo pezzo, asciugato con N2. Pennellato con soluzione Pt (Solaronix Platisol T) in luce gialla, trasferito al forno in capsula Petri avvolta in carta stagnola. Firing a 450 °C per 20 min in forno. Questo vetro con catalizzatore in Pt viene conservato in camera a guanti avvolto in stagnola per successivo assemblaggio.

Dopo ulteriori esperimenti si conclude che per fissare la guarnizione si usa l'hotplate a 160 °C e 30" (invece che 130 °C e 5 min), usando la sovrapposizione di cella, tre vetrini e peso in alluminio su wafer da 4" come da post precedente. Per ridurre le bolle d'aria si stringe la cella con quattro paper clips e si mette in forno a convezione a 100 °C per 10-15 min.

Cella serrata da quattro paper clips per la sigillatura in forno a convezione.

Il risultato dopo il riscaldamento in forno è soddisfacente.

Cella di prova dopo la sigillatura in forno a convezione.

Sciolti 58.5 mg di colorante N719 (Sigma Aldrich n. 703214) in 146 ml di metanolo electronic grade. Per la pesatura usata bilancia di precisione di Facci. Trasferita la soluzione in bottiglia in pyrex da 250 ml con tappo. Messa su agitatore magnetico dalle ore 17.30 alle 0.30 (7 ore) a 500 rpm. La soluzione ottenuta ha un titolo di 3e-4 M. È sensibile all'umidità e alla luce. La bottiglia viene etichettata e avvolta in carta stagnola.